Il mare è pieno di misteri, talvolta davvero inspiegabili. L’ultima
notizia sconvolgente arriva dalla Puglia, precisamente da Trani. Ieri
mattina dei pescatori sono partiti di mattina presto per andare a
pescare con le reti, e al loro ritorno hanno fatto un ritrovamento
parecchio strano. Dopo aver raccolto le reti hanno trovato, tra i pesci
presi, un pesce con una “faccia da uomo”. Nulla di già noto, non stiamo
parlando di una rara e particolare tipologia di pesce. Questo pesce è
completamente sconosciuto a tutti gli ittiologi, né mai un pescatore
aveva visto qualcosa del genere prima d’ora.
I pescatori, raccontano a un giornale locale, sono rimasti subito sconcertati. “Abbiamo
visto quel pesce in mezzo agli altri, all’inizio si confondeva, quando
lo abbiamo raccolto per sistemarlo nella cassa, ci siamo resi conto di
quanto fosse anomalo. Lo abbiamo messo da parte e abbiamo avvertito
subito la guardia costiera. Non sapevamo cosa fosse, magari in casi del
genere i pesci vanno rigettati in mare…non volevamo rischiare, la legge
non ammette ignoranza. Ma sapevamo comunque che ci fosse qualcosa di
strano. Quando la guardia costiera è arrivata (gli abbiamo fornito le
nostre coordinate) non ha saputo che dirci. Gli agenti sono rimasti
sbalorditi, così hanno inviato il pesce al dipartimento veterinario di
Bari”.
Intanto
gli ittiologi stanno studiando il dna del pesce. Da quanto emerso
finora (poco a dire la verità, ci vorrà molto tempo per capire meglio il
quadro genetico) il pesce con la faccia umana ha 46 cromosomi, uno in
meno rispetto a quello dei comuni pesci marini, ma numero uguale a
quello dei cromosomi umani. Secondo una prima ricostruzione scientifica
il pesce avrebbe perduto un cromosoma (forse durante il crossing over,
un processo che si verifica nelle fasi precedenti alla fecondazione) e
avrebbe acquisito dei tratti umani. La causa potrebbe essere
l’inquinamento ambientale, causato dai rifiuti che tante, troppe volte,
vengono gettati nelle profonde acque dell’Adriatico.
Pescato pesce con faccia umana al largo di Trani, in Pugliajavascript:void(0). I veterinari spiegano di cosa si tratta.
Un gruppo di scienziati statunitensi ha dato il via a un progetto per
"riportare in vita" i soggetti clinicamente morti. Sembra la trama di un
film horror o di fantascienza, ma è tutto vero. La società biotech Bioquark ha infatti ricevuto l'approvazione dal governo Usa,
inclusa la possibilità di reclutare (con permessi speciali ottenuti
dalle famiglie) 20 pazienti clinicamente morti a seguito di una lesione
cerebrale traumatica. Per riuscire nell'impresa, i ricercatori
utilizzeranno un mix di terapie, tra cui la rigenerazione del cervello e
l'iniezione di cellule staminali.Il cervello riparte da zero
- La somministrazione delle terapie, dalla stimolazione neuronale
all'iniezione di peptidi, durerà diversi mesi. Durante questo lasso di
tempo, i soggetti saranno monitorati attraverso screening cerebrali per
verificare i segni di un'eventuale "rigenerazione". E qui, sì, la
questione si fa "inquietante": in caso di risultato positivo, il
cervello dell'individuo "rinato" ripartirà da zero, assumendo
un'identità completamente nuova. In altre parole sarà classificato come
individuo X e la sua nuova vita avrà inizio da quel preciso momento.
Un'ipotesi che però al momento è tra le meno plausibili. Una ricerca unica
- Al di là della "missione Frankenstein", lo studio permetterà di
ottenere informazioni uniche sullo stato di morte cerebrale, aprendo la
strada a nuove terapie per affrontare stati di coma e vegetativi e
patologie come Parkinson e Alzheimer. "Ci aspettiamo di osservare i
primi risultati nei primi due-tre mesi", ha il dottor Ira Pastor, Ceo di
Bioquark.
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